Fa veramente male leggere notizie sulla distruzione della memoria storica e artistica del nostro paese. Ultima, in ordine di tempo, quella proveniente dalle Dolomiti bellunesi, dove sta purtroppo prendendo piede il sistematico smantellamento di antichi masi e abitazioni rurali per evitare la tassazione degli immobili da parte delle amministrazioni locali. Così un patrimonio culturale ed etnoantropologico senza pari rischia in pochi anni di scomparire per sempre: le tipiche Tabià in legno ridotte a legna da ardere, vetuste malghe degli alpeggi ridotte a mucchi di pietre. La montagna veronese non sta meglio: anche qui picchiano duro lo spopolamento e l’abbandono. Ovunque dominano i segni di un fenomeno che sembra irreversibile. Eppure la straordinaria architettura vernacolare in pietra della Lessinia ha una fama che travalica i confini veronesi: basti pensare che è stata oggetto di studio da parte del professor Joachim Moroder dell’Università austriaca di Innsbruck. Non meno importante è l’eccellente schedatura realizzata dall’architetto Paolo Righetti. Edilizia solo apparentemente povera, al contrario ricca di sapienza costruttiva e in anticipo di secoli sui canoni della nostra bioedilizia e sul’architettura bioclimatica. Le regole per un corretto orientamento delle costruzioni, le scelte tipologiche, il recupero dell’acqua piovana facevano parte delle buone pratiche di questi ingegnosi montanari – capimastri. La ricetta per uscire da questo drammatico cul de sac non è semplice: serve innanzitutto una politica di incentivi per chi intenda vivere nei territori montani. Proprio dai residenti parte il presidio dei luoghi e il contrasto al deterioramento dell’ambiente. Un rilancio dell’occupazione che punti in particolare sull’edilizia e sull’artigianato ad essa collegato, recuperando tecniche antiche nel restauro e nella valorizzazione delle fantastiche contrade cimbre. Per non parlare delle consolidate tradizioni gastronomiche, i prodotti locali, in primis i saporiti formaggi. I cambiamenti climatici in corso, che rendono ormai le nostre città forni di calore insopportabili, stanno spingendo sempre più persone a riscoprire la montagna dietro casa, non solo per la gita fuori porta, per una seconda casa di villeggiatura, ma come residenza stabile e sede delle propria attività. Oggi sono i pionieri e domani, ci auguriamo, tanti altri li seguiranno.
RICCARDO BATTIFERRO BERTOCCHI
Presidente Associazione Culturale Progetto Musa Antiqua