A costo di essere tacciato di esterofilia, non posso fare a meno di sottoporvi l’impietoso confronto fra quello che un tempo era chiamato Bel Paese, meta del Gran Tour degli uomini di cultura europei e la Scozia. Questo annus horribilis che ha visto l’Italia flagellata da incendi, siccità, terremoti ha davvero dato il colpo di grazia al nostro paese. Un’agonia che parte da lontano, da un secondo dopoguerra dove il boom economico ha cementificato senza criterio il territorio, ha inquinato fiumi, laghi e mari. Un sacrificio necessario allo sviluppo, al progresso di una nazione arretrata, così allora si diceva.
La politica, per decenni, si è piegata ai gruppi di influenza che vedevano l’ambiente come una palla al piede, un fastidioso orpello sulla via delle magnifiche sorti progressive.
Era il 1963 quando il film del regista Francesco Rosi “Le mani sulla città” metteva il dito nella piaga dell’abusivismo edilizio e della speculazione immobiliare senza regole.
Nemmeno una crisi economica globale quasi decennale sembra aver tarpato le ali alla deregulation urbanistica italiana, fatta su misura per costruire dove non si dovrebbe edificare, aggirando vincoli idrogeologici, attuando famigerati Piani Casa (3 nella sola Regione Veneto in 8 anni) che derogano su volumi, altezze, distanze.
Zone industriali abbandonate e nuovi capannoni in costruzione, centri storici che crollano (non solo per tragici eventi sismici).

Rovine a Cirella – Diamante (Cosenza)
Italia, oggi. Poi, grazie a un caro amico, qualche immagine paradisiaca: prati verdi, erica a perdita d’occhio, cardi. Mucche al pascolo, cascate fra le rocce. Potrebbe essere la Lessinia, invece è la Scozia.
Il tempo si è fermato nelle Highlands, ma questa è la loro ricchezza. Un turismo lento, non fracassone e invadente, che ha rispetto di un ambiente protetto e valorizzato in modo degno. Castelli privati aperti al pubblico, fari e fattorie a picco sulle falesie del Mare del Nord. Un senso di pace e di appagamento. Gli scozzesi hanno capito quello che noi rifiutiamo di capire: che il vero eldorado è il paesaggio. Che sì, anche là ci sono città moderne, zone industriali urbane, ma pochi chilometri bastano per tornare a respirare le atmosfere di Braveheart.
Persino l’attuale presidente USA Donald Trump ha dovuto sottostare a rigidi controlli per restaurare un castello medievale per adattarlo ad albergo di lusso con annesso campo da golf.
L’autolesionismo è un vizio italico, lo è ancora di più la presunzione di superiorità che abbiamo coltivato vivendo di rendita sulla bellezza di un paesaggio e di un patrimonio storico -artistico senza pari e che non siamo stati in grado di difendere.
Addirittura si sente dire che abbiamo troppi monumenti, quindi perderne per strada qualcuno non sarebbe un gran danno.
Forse immaginano che i turisti sceglieranno l’Italia per visitare improbabili centri commerciali, parcheggi multipiano griffati o qualche seducente e folkloristica discarica.
Ripenso alla Lessinia come consolazione, chissà se riuscirà a salvarsi dagli appetiti dei novelli Attila…….di certo so che lo sarà la bella Scozia.
RICCARDO BATTIFERRO BERTOCCHI
Presidente Associazione Culturale Progetto Musa Antiqua
L’immagine in alto è il Castello di St. Andrews – St. Andrews (Scozia)