Scorrendo le pagine del bel libro “Opifici, manifatture, industrie. Nascita dell’industria veronese”, scritto dalla storica Nadia Olivieri con foto dei fratelli Bassotto nel lontano 1990, si prova un senso di tristezza. Molte di quelle foto rappresentano luoghi ed edifici scomparsi, distrutti o trasformati e resi irriconoscibili. Il rimpianto davanti a quelle immagini è enorme. Viene così meno la memoria della genesi industriale di Verona fra ‘800 e ‘900. Nonostante l’archeologia industriale sia entrata di diritto fra i beni culturali da tutelare, la strada da percorrere per una presa di coscienza del valore etnografico ed artistico di questi manufatti è ancora lunga. Sotto i colpi delle ruspe sono cadute le ex Cartiere di Basso Acquar, il lanificio Tiberghien di S. Michele Extra, gli ex magazzini BAM di via Mameli. All’edificio che un tempo ospitava le fornaci per laterizi Lebrecht in viale Venezia è stato addossato lo scheletro in cemento di una costruzione incompiuta e abbandonata al degrado. Non è salvando brandelli e lacerti di questi maestosi complessi industriali, circondati dallo stridente contrasto di nuove incombenti architetture ultramoderne che si renda più accettabile un destino già segnato. Una ciminiera isolata dentro un centro commerciale o un pezzo di muro in un parcheggio da drive in non faranno che acuire la nostalgia di un passato glorioso spazzato via senza valide giustificazioni, lasciandoci un senso di smarrimento per la perdita di reliquie che avrebbero meritato miglior sorte….
DOTT. RICCARDO BATTIFERRO BERTOCCHI
PRESIDENTE ASSOCIAZIONE CULTURALE PROGETTO MUSA ANTIQUA