Spesso vennero sacrificati per discutibili esigenze di viabilità e ritenuti ingombranti fardelli che ostacolavano l’espansione urbana extra moenia di Verona.Ci sono voluti cent’anni per riabilitare le vituperate fortificazioni austriache, che insieme a quelle di epoca romana, comunale, scaligera, viscontea e veneziana, sono alla bese del riconoscimento di Verona quale Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO. Eppure sembra che l’anatema che le accompagna sia ben lungi da sparire. Da troppo tempo si cercano soluzioni, finanziamenti, risorse per valorizzare i forti del grandioso campo trincerato, ma a parte qualche lodevole e isolata iniziativa tutto sembra stagnare. Non aiuta, questo si sa, la vexata quaestio della frammentazione delle proprietà. Molti sono in mano a privati, egregio è lo stato di conservazione di Forte Biondella, sede della Fondazione Ederle, ospita spazi espositivi ed è immerso nel verde della collina. Mentre, all’opposto, segnaliamo il degrado di Forte Parona, alle spalle dell’aeroporto di Boscomantico, completamente in rovina e usato criminalmente come una gigantesca discarica a cielo aperto.


Molti di loro scomparvero alcuni decenni dopo la fine della dominazione asburgica: erano considerati, come si diceva allora, “Simboli di moribonda tirannide..”.
Dott. RICCARDO BATTIFERRO BERTOCCHI – Presidente Associazione Culturale PROGETTO MUSA ANTIQUA