Chiediamo venia per la citazione nel titolo del celebre romanzo di Dino Buzzati, ma ci sembrava calzante per dare un’idea della strage quotidiana di alberi che priva Verona di un’indispensabile riserva di ossigeno. Iniziamo il nostro “ cahier de doleances” con la sparizione del filare di pini marittimi che si trovava sul lato destro di viale Piave, sacrificato per la sostituzione di una tubatura del gas metano. Rimangono come tristi reliquie le ceppaie, senza sapere come e quando sarà ripristinata una quinta arborea degna di questo nome che riduca gli effetti dell’inquinamento dovuto all’intenso traffico veicolare.
I tre grandi e storici platani di via Mameli, che per secoli hanno donato frescura e bellezza con le loro maestose chiome, sono stati tagliati e mai più sostituiti: al loro posto auto arrostite dal dardeggiante sole estivo… Un’ecatombe troppe volte causata da cantieri stradali mal gestiti, con escavatori e benne che danneggiano irrimediabilmente le radici delle piante, rendendole instabili e vulnerabili agli attacchi di agenti patogeni. Oppure si sceglie di proposito l’eliminazione di piante annose e sane ma che “disturbano” per la loro posizione, come parrebbe nel caso del prospettato abbattimento di filari di alberi in varie zone della città lungo il tracciato del nuovo filobus urbano. Un accanimento scriteriato e suicida, mentre stiamo provando sulla nostra pelle gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici, con il caldo che sfonda sempre nuovi records. Ecco perché a nostro avviso serve un approccio totalmente diverso con il tema del verde urbano, che non è un fastidioso ostacolo al progresso, ma un bene prezioso da preservare ad ogni costo.
Qui serve al più presto piantare migliaia di alberi, magari già sviluppati in altezza per mitigare le temperature infernali che ci stanno perseguitando. Ma serve soprattutto competenza nella scelta delle essenze, volontà nel dare acqua alle alberature giovani, gusto estetico nei criteri di piantumazione. Solo così Verona potrà riavere una cornice paesaggistica e ambientale che possa essere all’altezza delle sue legittime, ma ancora tutte da dimostrare, ambizioni di città di statura europea e mondiale.
DOTT. RICCARDO BATTIFERRO BERTOCCHI – PRESIDENTE ASSOCIAZIONE CULTURALE PROGETTO MUSA ANTIQUA