Si fa un gran parlare di “città intelligenti”, di sfida digitale per rilanciare il sistema Italia e in linea di principio si potrebbe essere tutti d’accordo: più rapidità nella trasmissione dei dati, comunicazioni istantanee, collegamenti audio e video immediati. Ma l’altra faccia della medaglia, oltre alla non trascurabile incognita dei possibili rischi per la salute collettiva, è rappresentata dall’invasione di elementi tecnologici nelle nostre città ed in particolare nei centri storici di antica origine, così ricchi di monumenti e tesori d’arte.
Alla già fin troppo evidente selva di antenne e parabole televisive che costipa i tetti delle case e dei palazzi, negli ultimi anni si sta aggiungendo la pervasiva presenza degli impianti di telefonia mobile, alterando in modo radicale la visione dall’alto degli spazi e dei profili urbani. Una folle corsa all’accumulo che con le nuove antenne 5G avrà il suo apice, visto l’elevato numero necessario per rendere efficace il sistema trasmissione dati di questa discutibile tecnologia. Ma non finisce qui: il nuovo terreno di conquista delle compagnie telefoniche è anche il sottosuolo , dove posizionare il reticolo dei cavi a fibra ottica per la connessione internet veloce.
Ecco quindi la guerra senza esclusione di colpi per mettere un tombino o un pozzetto di ispezione, spesso piazzato lì a casaccio, senza un minimo senso estetico. E che dire delle ingombranti centraline addossate ai palazzi storici? Si moltiplicano in numero ed altezza, approfittando del mancato intervento regolatore delle pubbliche amministrazioni e delle Soprintendenze, nessuno che osi dire qualcosa sulle dimensioni e suoi colori di questi elementi che stridono violentemente con il decoro. Ci chiediamo se questo sia un inevitabile tributo al progresso condiviso a livello globale e rispondiamo di no. I tetti di Parigi, Edimburgo e altre importanti città europee sono intatti, possibile? Qualcuno vuole credere che là non esista internet? Non si tratta di esterofilia, ma di confrontarci con altre realtà per trovare alternative pratiche in grado di coniugare innovazione, salute e immagine storica nelle città d’arte italiane.
Il rischio che corriamo è quello di deturpare in modo irreversibile la superstite bellezza del “Bel Paese”, scampata fin qui fortunosamente alla speculazione e all’ignoranza…..
DOTT. RICCARDO BATTIFERRO BERTOCCHI – PRESIDENTE ASSOCIAZIONE CULTURALE PROGETTO MUSA ANTIQUA