Nell’immaginario collettivo la Sardegna è conosciuta per la bellezza del mare e delle spiagge, per la natura selvaggia dell’interno dell’isola, per i nuraghi, retaggi architettonici di antichi popoli. Noi invece vogliamo farvi conoscere un luogo affascinante e misterioso, che riesce a condensare tutto ciò che è la Sardegna: Argentiera è un borgo minerario abbandonato in provincia di Sassari, incastonato fra le falesie a strapiombo sul mare e calette spettacolari. La zona fu oggetto di attività mineraria fin da epoche lontane, ma i Romani diedero un forte impulso all’estrazione di piombo e zinco argentifero.
I giacimenti vennero poi sfruttati dai Pisani nel corso del Medioevo. Nel XIX secolo vari speculatori guardarono con interesse all’Argentiera, fra i quali spicca il nome del celebre scrittore francese Honoré de Balzac, che esplorò i luoghi nel 1838. Nel 1867 la società Correboi del barone Podestà iniziò il sistematico sfruttamento dei giacimenti minerari del sottosuolo: sorsero un primo villaggio per le abitazioni dei minatori, gli edifici di servizio, il nuovo pontile per l’attracco delle navi da trasporto, il pozzo estrattivo (arrivava a quota – 333 metri, bene sotto il livello del mare). All’inizio del ‘900 sorse Cala Onano, un altro villaggio operaio. Col passaggio alla società Pertusola vennero realizzati nei primi decenni del XX secolo il cinema, il dopolavoro, la casa del direttore, la chiesa di Santa Barbara e la laveria in legno pitch-pine capace di ripulire 250 tonnellate al giorno di minerale grezzo.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale nacque il quartiere La Plata, ma la crisi del settore estrattivo cominciò a farsi sentire drammaticamente e la chiusura degli impianti avvenne nel 1967. Oggi Argentiera è il simbolo del parco geominerario della Sardegna e ha ottenuto il prestigioso riconoscimento UNESCO di Patrimonio dell’Umanità.
Dott. Riccardo Battiferro Bertocchi – PRESIDENTE ASSOCIAZIONE CULTURALE PROGETTO MUSA ANTIQUA